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Due amiche, un viaggio e il Colibrì inizia a volare

Associazione Colibrì

Due amiche, un viaggio, un’idea che pare una follia ed è invece l’inizio di una grande storia di solidarietà che continua ancora oggi.

Tre elementi insoliti per una favola moderna che ha il battito di ali del “Colibrì”, Circolo Culturale giuliese, dove “cultura” sta per progetti di solidarietà in Africa, corsi di cucito, di lingue straniere e lingua dei segni, incontri, manifestazioni e di sostegno alle famiglie.

La presidente Ambra Di Pietro riparte dai ricordi per raccontare il suo Colibrì.

Sono le 7 di sera, nella sede di via La Spezia c’è anche Egidio Casati, l’amico che da sempre collabora al coordinamento dell’associazione e che ha reso possibile il progetto.

“Era dicembre, sono passati 7 anni – dice Ambra – con una mia amica, avevo deciso di fare  un viaggio in Africa. Non cercavamo una meta turistica classica, il solito resort alle porte del deserto, ma nemmeno avremmo osato avventurarci da sole in un mondo troppo diverso dal nostro.

Alla fine abbiamo scelto il Senegal, in particolare Sindia, località di circa 30.000 abitanti, dove un referente italiano ci avrebbe indirizzate e consigliate, in caso di necessità.  Nel giro di una vacanza, abbiamo conosciuto persone, percorso strade e spazi inaspettati. Soprattutto abbiamo fatto nostre le abitudini del posto.

Una mattina visitammo una scuola…

Prima di partire per il Senegal, avevo messo in valigia qualche quaderno. Pensai di portarli con me per regalarli ai bambini. Il giorno dopo tornammo e vedemmo lo stesso edificio addobbato dentro e fuori. Pensammo a una ricorrenza, invece era una festa per noi. Eravamo le “madrine” della scuola e lo eravamo diventante solo per aver donato un paio di quaderni.

Imparai che in Africa il nostro “poco”  è quasi “tutto”. Tornata a Giulianova, pensai di dare un senso diverso al mio viaggio. Attorno al desiderio di dare una mano a quella comunità, si è subito avvolta una spirale di idee e prospettive nuove. Ero da sola. Io, un telefono e la sensazione di poter dare. Ho chiamato Egidio, sapevo che si era già occupato di progetti in Congo. Il giorno dopo era da me, a spiegarmi come e quando inviare il container umanitario.

Non lo sapevamo ma l’avventura del “Colibrì” era già iniziata”.

Poi, è Egidio Casati a raccontare. Nel suo discorso ci sono tutte le difficoltà di una distanza, che è geografica e culturale, le lungaggini della burocrazia, l’impegno per capire di quali cose ci fosse davvero bisogno e lo sforzo per riuscire a recuperarle e farle arrivare a destinazione.

“In questi anni – spiega – abbiamo inviato tonnellate di apparecchiature mediche, arredi scolastici, materiali edilizio, abiti, giocattoli. L’esperienza ci ha fatto diventare bravi.

A Sindia, dove non c’era niente, abbiamo messo su una sala parto, uno spazio sicuro per i bambini e per le mamme. Finalmente ci sono una stanza dignitosa, incubatrici, una poltrona per il travaglio, un’ambulanza per il trasferimento a Dakar. Abbiamo attrezzato ospedali e scuole, costruito un pozzo, incentivato la possibilità di fare agricoltura in autonomia. Stiamo pure lavorando, in collaborazione con la Cei e la fondazione Gualandi,  per costruire in Congo un centro riabilitativo per sordomuti. Sarà una struttura preziosa, capace di sfidare discriminazioni e pregiudizi radicati”.

Il patrocinio concesso alle attività del “Colibrì” del Consolato del Senegal in Italia non solo velocizza le pratiche doganali, ma testimonia della riconoscenza di uno Stato a un’associazione che dalla provincia italiana, senza il blasone delle sigle più note, ha dato risposte certe, tangibili e documentabili.  “Danga, danga“, dicono in Senegal: piano, piano. Il sentimento del tempo, aggiunge Egidio Casati – è diverso dal nostro. L’orologio dell’Africa non vuole lancette. E piano piano, il “Colibrì” prosegue la sua sfida. Lentamente sì, ma con un obiettivo non contrattabile: esserci, tornare sempre, per non deludere un popolo che non pretende, ma ha bisogno e si fida” “Il Colibrì – conclude Ambra Di Pietro – ci tiene ad essere identificato come un’associazione che non ha smagliature o secondi fini. Giulianova è generosa, lo abbiamo visto in questo anno e mezzo di emergenza Covid. Persone che neanche conoscevamo ci hanno cercato per donare. Quanto ci viene affidato, arriva dove  è giusto (e utile) che arrivi. Io faccio la mia parte nel nostro motto c’è tutto, ci siamo noi. C’è il desiderio di spendere mente e cuore per sperimentare il gusto del fare e del dare. Insieme, ma liberamente e gratuitamente”

Articolo di Marzia Tassoni

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