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L’età del turismo: autodistruzione e nostalgia

Il turismo è considerato uno delle più grandi industrie del mondo. Ogni anno milioni di persone viaggiano, si spostano, alloggiano negli alberghi, mangiano nei ristoranti e acquistano souvenir, biglietti aerei, ticket per musei. C’è chi viaggia per divertimento, chi per affari, chi per sport. Questi milioni di turisti producono enormi ricavi per molte città e queste fanno di tutto per attirare il turista, che si ritrova su un palcoscenico messo in atto per lui.

Ma ovunque va, il turista provoca cambiamenti, non sempre positivi, sia fisici che paesaggistici: le culture si trasformano in semplice folklore, le aree incontaminate scelte per la loro tranquillità si trasformano in parcheggi per le macchine o in aree residenziali. Tutto diventa a dimensione per il turista, ogni luogo si trasforma per il piacere del turista; e cosa rimane di ciò che era prima? Cosa si nasconde dietro a questo fenomeno? Tutto è come veramente appare? Dove ci porterà questa pratica?

Per cercare di farvi capire meglio ciò che intendo esporre torneremo indietro nel tempo per un breve momento, dalle origini di questa dolce e amara pratica, che si è talmente evoluta che oggi nel parlare di età contemporanea bisogna parlare di età del turismo.

Perchè l’età contemporanea viene considerata l’età del turismo?

Le cause che hanno portato a denominare l’età contemporanea “età del turismo” sono fondamentalmente due:

  • La prima causa è un evento storico. Nel 1989, per la prima volta si è assistito alla fine di un impero a causa di una rivendicazione di turismo, ossia quella serie di eventi alla caduta del muro di Berlino: fatto scatenante fu quando la Germania orientale chiuse le frontiere con l’Ungheria, dopo che quest’ultima eliminò le frontiere con l’Austria. Questo avvenimento portò migliaia di persone a richiedere il visto con la speranza di passare a occidente in attesa davanti al muro. L’unione Sovietica, ai tempi superpotenza militare, iniziò così a concedere i visti turistici, inoltrando quel processo che avrebbe portato alla sua disgregazione;
  • La seconda invece è di natura economica: la portata degli introiti derivanti dal turismo stesso, arrivano a coprire quasi il 10 % del pil nazionale in molti paesi e genera inoltre il 9% dei posti di lavoro globale. E dobbiamo tenere in considerazione anche i ricavi di strutture alberghiere, ristorazione, trasporti turistici, costruzione strade, l’edilizia, industrie di souvenir, guide turistiche ecc.

Le origini: Il turismo d’élite

Alla fine del ‘500 troviamo la prima forma di turismo con il Gran Tour, fino ad allora non esisteva la figura del turista ma vi era quella del viaggiatore.

Mentre il turista di oggi è una figura passiva, infatti soggiace senza resistenza in tutto ciò che gli viene offerto, i viaggiatori del Gran Tour erano figure attive, erano aristocratici che dovevano viaggiare in quanto la conoscenza dei territori era uno dei requisiti necessari per l’aristocrazia. Anche le guide turistiche erano molto diverse, infatti, l’editoria europea nei secoli precedenti al decollo del turismo ha prodotto una serie di “guide turistiche” molto differenti da quelle che troviamo oggi. Prima le mete venivano date per scontato e le cosiddette guide turistiche si limitavano a dare buoni consigli sul comportamento che il Viaggiatore doveva adottare. Le guide turistiche che troviamo oggi sono vere e proprie enciclopedie del luogo, in cui propongono mete, itinerari, alberghi, ristoranti con relativi prezzi.

Già da qui notiamo come all’inizio il turismo fosse elitario, infatti viene definito: turismo d’élite.

Le mete: dalle fogne di Parigi agli zoo umani

Anche le mete e i luoghi d’interesse erano differenti, ad esempio nel 1867 a Parigi era molto di moda andare a visitare le fogne della città, nonostante il fetore, addirittura le signore erano entusiaste di compiere quell’esperienza di ripercorrere il viaggio nel sotto-mondo di Dostoevskij, autore del libro “Memorie dal sottosuolo” pubblicato nel 1864, dove l’autore espone la teoria che l’individuo avrebbe un segreto desiderio di sofferenza, sporcizia e auto-umiliazione. Altre mete che oggi sarebbero considerate molto originali erano gli obitori (raccontati da Mark Twain) e le carceri.

Infine sempre nel XIX si sviluppò una pratica a dir poco perversa, per soddisfare la grande curiosità delle persone, centinaia di migliaia di indigeni proveniente da tutto il mondo vennere deportati in tutta Europa per essere rinchiusi in delle gabbie e costituire dei veri e propri zoo umani e soddisfare così quella curiosità per il lato selvaggio dell’essere umano e per l’esotico. Questo era considerato anche un modo di viaggiare ma senza muoversi dalla propria città.


La nascita del turismo di massa

Con il tempo è cambiato sia il concetto di turismo ma anche come le persone si sono approcciate ad esso.

Se prima viaggiare era riservato al solo mondo aristocratico ed elitario per accessibilità economica; a partire dalla metà dell’800 grazie all’evoluzione dei trasporti e della comunicazione, il turismo prende il via, e nel 900 diventa un’industria a tutti gli effetti, accessibile anche ai semplici operai che iniziano a viaggiare e a spostarsi, grazie anche alla nascita di alloggi economici, come i campeggi.

Diverse innovazioni come nuovi sistemi di trasporti di massa, le istituzioni delle ferie, la rivoluzione industriale hanno portato nel tempo a nuovi tipi di turismo e di organizzazione urbana.

Oggi dai satelliti si può notare come alcuni spostamenti possono essere definiti dei veri e propri rituali, in quanto si ripetono ogni anno negli stessi periodi.

Fu l’imprenditore Thomas Cook, verso la metà dell’800 a introdurre una nuova forma di turismo, quello che oggi chiamiamo il turismo di massa. Egli creò una società che offriva escursioni e gite giornaliere a prezzi accessibili alla gente comune ma anche viaggi economici per destinazioni più lontane.

Cook riusciva ad offrire i mezzi di trasporti e gli hotel a prezzi inferiori rispetto al prezzo di mercato perché la sua azienda acquistava preventivamente un gran numero di biglietti dalle ferrovie e bloccava camere di alberghi.
Thomas Cook fondò la prima agenzia di viaggi!

Oggi il turismo di massa riguarda viaggi di gruppo pre-programmati, di solito da soggetti operanti nel settore del turismo. La forma contemporanea di quello che proponeva Thomas Cook è il pacchetto turistico che incorpora tutte le partnership tra trasporti, hotel e ristoranti, preparato appositamente da un operatore turistico.

Le città turistiche

Come già scritto all’nizio di di questo articolo, il turismo ha modificato anche l’aspetto del territorio e la sua organizzazione. È possibile differenziare le città turistiche in tre tipologie:

  • Stazioni turistiche costruite espressamente per il consumo dei visitatori
  • Città che pretendono un’identità culturale e storica
  • Città convertite

Sono turistiche tutte quelle città il cui numero di turisti supera di gran lunga il numero dei suoi abitanti. Ciò comporta differenze enormi nei servizi disponibili, in quanto, città turistiche avranno servizi pensati per il turista, mentre, quelle non turistiche hanno servizi pensati per i residenti.

Un esempio sono le città costiere che nei mesi estivi si popolano di turismo balneare, rovinando spesso le coste con dei giganti complessi residenziali di scarsa fattura. Costa del Sol, una costa spagnola che si affaccia sul Mediterraneo, è una delle zone turistiche più frequentate d’Europa, dove le sue attrazioni principali erano il clima mite, le spiagge sabbiose e le insenature tranquille, ma  il turismo in forte crescita ha portato ad una cementificazione della costa. Forme analoghe, purtroppo,le ritroviamo anche in Italia, lungo le coste frequentate dal turismo di massa.

Assistiamo quindi a un mutamento del paesaggio a causa del turismo stesso, dove tutto ciò che attirava il turista si va a perdere. Ed ecco la derivazione del concetto di autodistruzione, ossia ovunque arriva il turismo il paesaggio viene mutato, dal luogo originale ritroviamo un luogo inautentico, creato per soddisfare le aspettative del turista.

Il turismo di massa e la nostalgia del passato

A questo punto nel turista si innesca la nostalgia per ciò che era prima del suo arrivo, per le rovine, per il passato. Nostalgia reduce dal Romanticismo.

Questo sentimento, nel tempo, ha creato delle nuove destinazioni di interesse per il turismo, trasformando il passato stesso in un prodotto da commercializzare (es: Unesco).

Quindi, i turisti preferiscono vedere, osservare, visitare luoghi autentici o ciò che sta alla base della loro percezione di un luogo? Per meglio dire, vogliono vedere la Roma romanizzata o la Roma per ciò che è veramente? Intendono visitare Parigi o la Parigi come i turisti pensano che sia?

Cosa cerca il turista?

Per rispondere a questa domanda dovremmo soffermarci sul concetto di attrazione turistica (sightseeing). Cosa crea l’attrazione turistica?

Primo abbozzo a questa risposta viene dato da Boorstin dove pone il turista alla ricerca delle caricature e raramente dell’autentico prodotto di una cultura straniera. Cosa che le agenzie di viaggio sono contente di dare.

Roland Barthes, invece, nel 1957, scrisse e descrisse un’analisi semiotica delle attrattive, non concentrandosi sull’autenticità o inautenticità, ma in quanto segni di miti sociali. Così il turista americano non cercherà ciò che è propriamente giapponese quanto ciò che è giapponesizzante.

Le città turistiche vengono standardizzate, e in una regione si sviluppa un arredo urbano tale che ovunque vai trovi lo stesso tipico, caratteristico arredo regionale. 

I luoghi hanno cercato di dare al turista ciò che desidera. Il tema delle immagini si confonde con il tema delle identità.

Corrado Ricci ha influenzato le immagini delle città italiane, ha lavorato per vent’anni per rifinire l’immagine di Ravenna, Roma e altre città.

Ridisegnò alcuni edifici monumentali, quelli più significativi, togliendo le incrostazioni dell’architettura minore, per sposarne l’immagine originaria. Ricci privilegiò le architetture bizantine mettendo in luce i monumenti della Ravenna del V e VI secolo, distruggendo tutto ciò che avvolgeva questi monumenti e tutto ciò che era posteriore o estraneo. La Ravenna bizantina, cosi, venne resa leggibile a cittadini e turisti.

L’immagine è il prodotto sia della sensazione immediata che della memoria di esperienze passate e viene usata per interpretare le informazioni e guidare le azioni.

Oggi ci sono i marker (etichette\ marcatori) che forniscono informazioni riguardo al luogo che si intende visitare, facendolo diventare a sua volta un luogo da visitare. Uno tra i tanti è TripAdvisor, dove qui tutti possono essere marker e a sua volta l’inautentico se marcato come autentico, finisce per diventarlo. Qui è la gente a dare atmosfera ad un posto.

Se un marker condivide su un sito un ristorante con recensioni molto buone, chi usufruirà di quel sito e cercherà un ristorante nella stessa località, il ristorante recensito positivamente avrà una maggiore possibilità di essere scelto rispetto a un ristorante incontrato per strada. Come si dice, ci si affida ai consigli e ai gusti delle altre persone.


Come dicevo all’inizio il turista è posto su un palcoscenico e le città, nel cercare di attirare la sua attenzione, compongono una vera e propria messa in scena. Ogni città deve avere la sua teatralità. Come Parigi, Roma, Barcellona devono corrispondere a ciò che il turista immagina che siano.

Unesco: Patrimonio Mondiale dell’Umanità … ma è sempre così?

Le missioni principali dell’Unesco sono l’identificazione, la protezione, la tutela e la trasmissione alle prossime generazioni del patrimonio culturale e naturale di tutto il mondo.

Esso agisce rilasciando l’etichetta di ‘patrimonio dell’umanità’. Questo patrimonio rappresenta l’eredità del passato, e come abbiamo detto prima, attraverso il sentimento nostalgico che pervade il turista con la distruzione di un luogo si è capito come anche il passato stesso possa essere una risorsa da sfruttare economicamente.

Quando l’Unesco rilascia la sua etichetta quel sito, paesaggio o un qualsiasi altro posto viene preservato. Spesso preservare si trasforma in imbalsamare e sottoposto a tassidermia il sito o la città muore. Qui si crea una contrapposizione tra vita materiale e conservazione, quando in realtà si dovrebbe trovare un equilibrio.

Un esempio lampante è quanto è successo alla città di Dresda. Nel 2004 la città è stata inserita nel patrimonio dell’umanità, portando a un aumento di turismo e quindi di traffico, nacque così la necessità di costruire un ponte per fronteggiare agli innumerevoli ingorghi. L’Unesco negò l’autorizzazione a procedere considerando la presenza del ponte motivo di rovina di conservazione del sito. La questione venne risolta attraverso un referendum popolare, che accettò la costruzione il ponte, consapevole del rischio di perdere l’etichetta di ‘World Heritage’ (patrimonio mondiale), che infatti avvenne nel 2009.

Partendo da singoli monumenti si inizia a pianificare una strategia di conservazione di intere aree. Questo atteggiamento ha portato a conservare porzioni sempre più grandi di più città, si pensi ai paesi dell’Europa occidentale dove ogni città ha almeno un sito all’interno di un piano conservativo.

E se l’Unesco non rispettasse sempre l’autenticità dei luoghi? Il caso della città Lijiang

La città di Lijiang, sita in una montuosa regione cinese dello Yunnan meridionale, venne totalmente distrutta nel 1996 da un sisma di magnitudo 7.0 della scala Richter. L’anno dopo l’Unesco dichiarò la vecchia città di Lijiang patrimonio dell’umanità e ci fu un boom turistico improvviso portando alla nascita di nuove imprese, ristoranti e spazi per turisti intorno alla vecchia città.
Grazie ai fondi ottenuti dal label dell’Unesco la città venne ricostruita edificando alloggi moderni in gusci antichi, per fini ovviamente del tutto turistici.

Caso eclatante riguarda il famoso complesso di Mu, ossia il palazzo o castello dei membri del famoso clan Mu dei Naxi che regnarono come vassalli durante gli imperi Ming e Qing. Il palazzo venne ricostruito in modo totalmente immaginario con la scusa di voler dare dare un’idea di come sarebbe potuto essere originariamente. Peccato che con molta probabilità la costruzione originaria non sia mai esistita.

Il premio di World Heritage gli fu assegnato per essere una ‘città antica situata in uno splendido panorama che esprime la fusione di differenti tradizioni culturali in modo armonioso. Ora, nulla di tutto ciò è stato conservato, né il panorama né l’armoniosa fusione in quanto lo stile di vita è cambiato e la città è murata da grattacieli ed edifici moderni. Di conseguenza la cultura Naxi, popolazione di Lijiang, è stata ridotta a un puro folklore a uso comune dei turisti. Il tutto appare come un grande centro commerciale.

L’Unesco, nonostante sapesse della sua inautenticità, l’ha resa autentica, abusando di questo termine.

Il caso di Lijiang è l’apoteosi dell’inautenticità.

Altre città cinesi sono state totalmente ricostruite e possiamo osservare la diversa concezione dell’autentico vista dai cinesi, che vedono nel restauro un qualcosa che non toglie nulla alla veridicità dell’opera che sia.

Il turismo come pratica sociale

Nel turismo, come nella vita reale, si crea una gerarchia del disprezzo: i turisti sono divisi in base al loro rapporto con il tempo e al loro rapporto con il denaro. Di conseguenza le mete e i servizi usati sono diversi, definendo anche in questo campo l’essere sociale di una persona.

Si dimostra che il turismo funziona come una qualunque pratica sociale generalizzata perché è il campo in cui sono ben visibili dei processi che si ripetono. Le proprietà del turismo sono, quindi, le stesse della società. Il tempo libero diventa merce, in quanto la merce è la forma con cui si vengono a creare dei rapporti sociali. Quindi il turista viene mercificato.

La circolazione umana, sottoprodotto della circolazione delle merci, è infatti considerata come un consumo in quanto sceglie di andare a vedere anche ciò che è diventato banale.

L’inquinamento del turismo

Il turismo oltre a far circolare il denaro ha un impatto sull’ambiente non facilmente misurabile. Quando vi è un aumento del turismo a sua volta viene registrato un notevole aumento dei gas serra. Una recente ricerca, ossia, ‘the carbon footprint of global tourism’ pubblicata nel maggio 2018 ha cercato di quantificare l’impatto che questa industria agisce sull’ambiente. Secondo gli autori esso contribuirebbe per circa l’8 % all’emissione dei gas serra (molto al di sopra rispetto alle stime precedenti, che oscillavano tra il 2,5% e il 3%). Questa ricerca tiene conto dei trasporti, che hanno un peso rilevante, ma anche di altri fattori, come i consumi alimentari e le strutture di accoglienza, prendendo anche in considerazione gli spostamenti di lavoro.

Tra i Paesi di cui finora sono stati fatti studi sui flussi turistici, quelli più inquinati sono gli Stati Uniti (responsabile di un quarto delle emissioni di CO2) seguono poi Cina, Germania, India, Messico, Brasile, Canada, Russia e Regno Unito. Come si può notare dall’elenco appena esposto, gran parte dell’inquinamento turistico di questi paesi ha un’ovvia correlazione con la ricchezza e dipende dai movimenti interni. I turisti provenienti da Paesi con PIL bassi producono C02 soprattutto attraverso l’utilizzo dei trasporti su strada, mentre quelli provenienti da Paesi più economicamente sviluppati producono inquinamento soprattutto attravraverso l’uso di trasporti via cielo.

 In altre realtà, come Malta, Maldive , Mauritius, l’inquinamento turistico raggiunge una percentuale molto elevata, diventando responsabili dal 30% all’80% dell’inquinamento da CO2, dovuta quasi del tutto a visitatori provenienti da altri luoghi. Sempre secondo questa ricerca , dal 2009 al 2013, queste emissioni sono passate da 3,9 miliardi a 4,5 miliardi di tonnellate.

Basti pensare a quante persone siamo al mondo e al fatto che anche una sola persona può compiere più viaggi nell’arco della sua vita e che, come lui, molte altre persone, magari anche due volte a settimana. Per fare questo vengono impiegati aerei, treni, macchine, autobus, navi. Ormai tutto il mondo è connesso, attraversato da rotte, ferrovie, strade e all’aumento del turismo aumenta anche il numero di queste infrastrutture.

Nonostante la crescita dell’attenzione verso forme di turismo più sostenibili, esso non riesce a bilanciare la crescita della domanda turistica generale. Questo è un problema che non è destinato a diminuire dato il sempre maggiore interesse dei cittadini per questo genere di attività.

Il turismo e il Covid19

Alla circolazione delle persone si accompagna la circolazione di derivate malattie che si possono trasmettere, a partire da una semplice influenza. Portiamo l’esempio attualissimo del covid-19, che come abbiamo visto è facilmente trasmissibile. Il virus generato in un determianto luogo si è a mano a mano sparso per tutto il mondo, arrivando a generare una ‘pandemia globale’. Globale in quanto ha investito tutto il mondo attraverso i corpi delle persone che si spostano, viaggiano, insomma che fanno del turismo.

Nel parlare di questa industria, fanno parte chi pratica turismo d’affari, congressuale, sportivo, religioso, sessuale, medico e altri. Prendendo tutti questi campi, notiamo come alcuni focolai si siano creati sia negli stadi durante le partite di calcio e poi sparsi in vari Paesi al rientro della tifoseria, sia attraverso il turismo stesso del divertimento e del viaggiare. Ai tempi della globalizzazione è normale che siamo anche arrivati anche ad avere una pandemia globale. Come si dice la doppia faccia della medaglia. Da una parte l’interconnessione mantiene libere le persone di spostarsi e di viaggiare, dall’altra agevola situazione come il Covid 19 e altri virus.

 Il turismo con il suo aumento ha incentivato sicuramente questa diffusione.

CONCLUSIONE

Il turismo è molto cambiato nel corso degli anni. Abbiamo visto come all’origine fosse praticato da un’elite aristocratica e solo dopo venne reso alla portata di tutti. Quando si iniziò ad osservare tutti gli introiti derivati da questa attività, ogni città iniziò a creare il proprio turismo, sfruttando al meglio ciò che avevano da offrire.

Gli ambienti urbani e i paesaggi siano mutati al loro passaggio, più erano i turisti più l’ambiente si trasformava. Ciò che rimaneva dell’originale era poco e niente, perdendo quella scintilla di stupore che magari un ambiente incontaminato o una determinata cultura incontaminata dai turisti poteva offrire. Abbiamo visto come nel turista nasce quella nostalgia di ciò che vi era prima, nasce l’amore per le rovine, per il passato che ritroviamo anche nel Romanticismo. E abbiamo visto come questo amore ha reso anche il passato una merce da commercializzare per ricavare un guadagno.

Molte città hanno ristrutturato il loro spazio urbano, rendendolo più accessibile al turista. Ricalcando sul passato il turista viene posto di fronte a una messa in scena ma non è una reale rappresentazione di ciò che il luogo fosse prima del suo passaggio.  La città o il luogo, per attirare il turista si trasforma, mette in scena uno spettacolo (come ad esempio la costruzione di un bar vicino ad una cascata) e quest’ultimo costruisce un’immagine di un luogo\città che propriamente non gli appartiene finendo per distruggere l’immagine originale.

 Vengono inoltre create reti di supporto, come strade, aeroporti, ferrovie che a sua volta inquinano l’ambiente.

Abbiamo notato di come la circolazione umana somigli a quella dei prodotti e di come tutto è stato mercificato, persino il tempo libero. Con lo spostarsi degli uomini viaggiano anche influenze e batteri fino a provocare pandemie globali.

 Secondo alcuni studiosi, il turismo è una categoria che cerca sicuramente di automigliorarsi (sennò non si spiega il perché di alcuni genitori a costringere i propri figli a visitare un museo quando loro stessi non lo hanno mai fatto), ma che un giorno arriverà la sua fine. La percezione dello spazio è cambiata come chi, ad esempio, settimanalmente risiede in più città e di come la curiosità dell’uomo si sia spostata dall’urbano al paesaggio naturale. Un domani questa curiosità potrà spostarsi ancora e in quel momento ci stancheremo anche di questo mondo che abbiamo distrutto, che abbiamo modellato come creta, rimanendo tra le nostre creazioni, vivendo nella finzione, nel costrutto di chi è dietro a tutto.

Rimarrebbe un uomo nostalgico, un mondo inquinato e nessun luogo incontaminato.


Autrice: Greta Pigliacampo, tirocinante presso la nostra Associazione, studentessa di Antropologia all’Università di Bologna

FONTI:

LETTURE CONSIGLIATE:

  • “Usi e piaceri del turismo. Percorsi semiotici” a cura di Isabella Pezzini e Luigi Virgolin;
  • “Geografia del turismo contemporaneo. Pratiche, narrazioni e luoghi” di Dino Gavinelli e Giacomo Zanolin;
  • “Etica del turismo. Responsabilità, sostenibilità, quità” di Corrado Del Bò.
  • “Trofei di viaggio. Per una antropologia del souvenir” di Duccio Canestrini;
  • “Benvenuti in paradiso. Dietro le quinte del turismo di massa” di Jennie Dielemans;

FILM CONSIGLIATI:

  • “Into the wild – nelle terre selvagge” di Sean Penn;
  • “Tracks – attraverso il deserto” di John Curran;
  • “I sogni segreti di Walter Mitty” di Ben Stiller;
  • “Capitan Fantastic” di Matt Ross;
  • “Il sale della terra” di Wim Wenders e Julien Ribero Salgado.

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